Coltivare il nostro futuro: un appello alla sostenibilità e alla pace
Non possiamo più ignorare la drammatica crisi in Medio Oriente e il perdurare della guerra in Ucraina. Le terribili notizie di questi giorni richiedono con urgenza il ritorno della diplomazia, della pace e del rispetto dei diritti umani, come auspicato dalle Nazioni Unite. Chiediamo all'Unione Europea di parlare con una voce unica e forte, per contribuire alla risoluzione pacifica dei conflitti, riconoscendo il legame indissolubile tra sviluppo sostenibile, società inclusive e democratiche, e il bene della pace, sempre fragile.
Il Gap tra aspettative e realtà
In questo contesto turbolento, il rapporto di cui sopra analizza la condizione del mondo, dell'Europa e dell'Italia, sottolineando il gap tra aspettative, impegni e realtà. I dati e le analisi prospettiche, ulteriormente affinate quest'anno, descrivono con chiarezza il ritardo dell'Italia su tutti i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile e l'inadeguatezza delle politiche e delle risorse messe in campo per raggiungerli.
Alcune statistiche sulla sostenibilità sociale ci hanno colpito particolarmente: nel 2023, 5,7 milioni di persone si trovavano in condizioni di povertà assoluta; 13,4 milioni (il 22,8% della popolazione) erano a rischio di povertà o esclusione sociale; il 10,5% dei giovani tra i 18 e i 24 anni escono prematuramente dal sistema di istruzione e formazione; l'Italia si classifica all'87ª posizione su 146 Paesi per la parità di genere.
Un urgente dibattito pubblico
L'evidente insostenibilità dello sviluppo italiano dovrebbe dar vita a un grande dibattito politico, pubblico e culturale su come cambiare questa condizione, coerentemente con gli impegni internazionali sottoscritti dal nostro Paese, e assicurare benessere diffuso per tutte e per tutti, in equilibrio con il nostro pianeta, per noi e per le generazioni future. Lo sviluppo sostenibile, come descritto dall'Agenda 2030, è l'unica strada possibile per costruire un futuro di speranza. Non realizzare lo sviluppo sostenibile vuol dire ridurre la qualità della vita delle persone, le loro potenzialità, la loro libertà, la resilienza delle comunità locali, la tenuta dei nostri territori, la capacità del pianeta di rigenerarsi e sostenere la nostra società. Vuol dire anche ridurre la competitività e la salute della nostra economia.
Segnali positivi e azioni future
Non possiamo abbandonare questa visione nonostante le tante difficoltà e le tensioni che ci circondano, valorizzando i segnali positivi che pure esistono: la riforma del 2022 che ha introdotto "i diritti delle nuove generazioni" nella nostra Carta Costituzionale; l'approvazione di piani e strategie da parte di regioni e città che guardano allo sviluppo sostenibile come orizzonte; il dinamismo della società civile e di una parte del settore privato in nome della sostenibilità; i progressi verso la transizione ecologica grazie agli investimenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza; gli sviluppi delle capacità scientifiche e tecnologiche per affrontare in modo nuovo i problemi delle nostre società; la conferma dell'impegno dell'Unione Europea per l'attuazione dell'Agenda 2030. E, più recentemente, il "Patto sul Futuro" e la "Dichiarazione sulle Future Generazioni", firmate alle Nazioni Unite.
Un impegno straordinario
Non è quindi il tempo del disimpegno, ma quello della speranza e dell'azione. È il tempo di "coltivare il nostro futuro". Invitiamo tutte e tutti ad assumere un impegno straordinario per accelerare il cammino verso uno sviluppo più sostenibile, per noi e per il futuro delle generazioni che verranno.