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Il rituale dell'ossessione: un'incursione attraverso l'opera di Richard Serra e oltre

Il concetto di ossessione e ripetizione come fondamenta della creazione artistica non è nuovo e ha trovato molteplici interpreti nel corso della storia. Uno degli artisti contemporanei che ha esplorato questo tema in modo significativo è Richard Serra. Ad un anno dalla morte del maestro della scultura minimalista, scomparso a 85 anni, lo celebriamo con delle riflessioni sull'ossessione per il lavoro e l'estrema dedizione per la sua produzione senza tempo. Le sue opere monumentali, spesso caratterizzate da grandi lastre di acciaio arrugginito, sono il frutto di una pratica rigorosa e ripetitiva che incarna perfettamente la sua filosofia: "Perseverare e ricominciare più e più volte è trasformare l'ossessione in lavoro".
Richard Serra: l'ossessione nella materia
Serra è noto per le sue sculture imponenti che sembrano sfidare la gravità e lo spazio. Il suo approccio alla scultura è intrinsecamente legato alla ripetizione e alla manipolazione della materia. In un'intervista, Serra ha affermato: "Lavorare con il materiale richiede una ripetizione costante, un ritorno al punto di partenza per scoprire nuove possibilità." Questa pratica continua non solo consolida la sua padronanza del mezzo, ma gli consente di esplorare profondamente le potenzialità espressive della materia.
L'ossessione nel pensiero filosofico
Il concetto di ossessione e ripetizione ha radici profonde anche nella filosofia. Nel XVIII secolo, Immanuel Kant ha esplorato l'idea di dedizione e metodo rigoroso nelle sue opere critiche, sottolineando l'importanza di un approccio sistematico e ripetitivo per raggiungere la conoscenza. Kant credeva che solo attraverso un'esplorazione meticolosa e ripetitiva si potesse avvicinare una comprensione più profonda della realtà.
Friedrich Nietzsche, nel XIX secolo, ha ulteriormente sviluppato questo concetto con la sua idea dell'"eterno ritorno". Secondo Nietzsche, la vita dovrebbe essere vissuta come se ogni momento dovesse essere ripetuto all'infinito. Questa ossessione per la ripetizione non è vista come un peso, ma come un mezzo per dare senso e scopo alla propria esistenza.
Nel XX secolo, Gilles Deleuze ha analizzato l'importanza della ripetizione nel suo lavoro "Differenza e Ripetizione". Per Deleuze, la ripetizione non è semplicemente una replica meccanica, ma un atto creativo che porta alla differenza e alla novità. La ripetizione diventa così un processo attraverso il quale si può raggiungere una comprensione più profonda e innovativa del mondo.
L'ossessione nella pratica artistica contemporanea
Oltre a Serra, molti artisti contemporanei abbracciano l'idea di ossessione e ripetizione nei loro lavori. Yayoi Kusama, con le sue installazioni di punti infiniti, e Gerhard Richter, con le sue serie di dipinti astratti, sono solo alcuni esempi di come la ripetizione possa essere utilizzata come strumento per esplorare e approfondire temi complessi.
Kusama, ad esempio, vede i suoi punti infiniti come un modo per esprimere la sua stessa ossessione e perdersi nell'infinito. Richter, a differenza, utilizza la ripetizione per esplorare le variazioni cromatiche e le possibilità espressive della pittura astratta.
Il rituale dell'ossessione e della ripetizione, come descritto da Richard Serra, è una pratica che trascende il tempo e le discipline. Dalla filosofia alla scultura, passando per la pittura e oltre, questa dedizione costante e ripetitiva è ciò che permette agli artisti e ai pensatori di spingersi oltre i limiti del conosciuto e di creare opere che sfidano la nostra percezione e comprensione del mondo. La ripetizione non è solo un metodo per perfezionare una tecnica, ma un vero e proprio percorso di scoperta e trasformazione.
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