Il coraggio di invecchiare
scritto da Abel Gropius
SU AWARENESS
"Non fate del male a una persona che a 15 anni ha perso un genitore. È la cosa più orrenda che possa capitare a un bambino". Queste parole, pronunciate da Marco Castoldi in arte Morgan in un momento di riflessione personale, vanno ben oltre il contesto specifico in cui sono state dette. Sono un invito a confrontarci con una realtà universale: la fragilità umana e il dovere che abbiamo, come esseri pensanti, di proteggerla.
Questa considerazione ci introduce direttamente al cuore dell'umanesimo, un movimento culturale e filosofico che pone l'essere umano e la sua dignità al centro di ogni riflessione e azione. L'umanesimo non è un concetto astratto o confinato alla storia; è un atteggiamento che dovrebbe guidare ogni scelta quotidiana, ogni interazione. Riconoscere l'altro come portatore di un'esperienza unica, spesso segnata da dolori invisibili, significa accettare la responsabilità di non aggravare ferite già aperte. Questo è il fondamento della compassione, un valore troppo spesso sottovalutato in una società che premia forza e successo.
Secondo Vitruvio, l'ombelico è il naturale centro del corpo umano, mentre è uguale la distanza tra piedi e sommità della testa e quella tra le punte delle dita delle due braccia. Questo equilibrio perfetto, non solo geometrico ma anche simbolico, ci ricorda la centralità della misura e dell'armonia nella concezione dell'uomo e del mondo. Forse, riscoprire questo senso di equilibrio e proporzione potrebbe guidarci verso una rinnovata umanità, capace di rispettare tanto le fragilità individuali quanto l'interconnessione universale che ci lega.
Il concetto espresso da Vitruvio, con la sua enfasi sull'ombelico come centro naturale del corpo umano e sull'armonia delle proporzioni, è profondamente legato ai principi dell'umanesimo. Durante il Rinascimento, gli umanisti riscoprirono e reinterpretarono gli insegnamenti classici come quelli di Vitruvio, vedendo nell'idea di equilibrio e proporzione una metafora per il posto centrale dell'uomo nell'universo.
L'umanesimo si basa sull'idea che l'uomo, con la sua intelligenza, creatività e capacità di auto-determinazione, sia il fulcro della conoscenza e del progresso. L'armonia geometrica descritta da Vitruvio diventa, in questo contesto, un simbolo della dignità intrinseca dell'essere umano e del suo potenziale per comprendere e influenzare il mondo che lo circonda. Questo equilibrio tra corpo e spirito, tra individuo e collettività, sottolinea il valore universale dell'umanità.
Il significato per l'umanesimo, dunque, non è solo estetico o matematico, ma etico e filosofico. Proprio come l'armonia delle proporzioni riflette la bellezza e l'equilibrio del corpo umano, l'umanesimo propone una visione di società in cui equilibrio e giustizia siano i principi guida. In altre parole, le proporzioni vitruviane non rappresentano solo la perfezione fisica, ma anche un ideale di vita in cui ogni parte contribuisce in modo significativo al tutto.
In definitiva, riscoprire questo senso di armonia e proporzione significa riaffermare i valori che definiscono la nostra umanità: rispetto per l'individuo, attenzione all'interconnessione tra le persone, e aspirazione a una società equilibrata e giusta. È una lezione senza tempo, che continua a essere un faro per chiunque voglia costruire un mondo più umano e consapevole.
IN ALTRE PAROLE..
Nell'umanesimo risiede un'idea fondamentale: la capacità di comprendere e condividere il dolore degli altri non è solo una virtù morale, ma un atto profondamente umano, essenziale per la nostra stessa esistenza. Ogni vita è una somma di esperienze, molte delle quali invisibili agli occhi di chi ci circonda. Offendere, ignorare o infliggere ulteriore sofferenza a chi ha già attraversato momenti di profonda vulnerabilità non è soltanto una mancanza di empatia, ma una negazione dell'umanità condivisa.
La consapevolezza delle fragilità dell'altro ci costringe a riflettere sul modo in cui costruiamo relazioni e società. Possiamo scegliere di basare le nostre azioni sulla forza, sull'egoismo e sull'indifferenza, oppure possiamo costruire legami fondati su empatia, rispetto e gentilezza. La scelta di non infliggere dolore, di essere una presenza costruttiva piuttosto che distruttiva, è una delle più alte manifestazioni del pensiero umanista.
Il richiamo alla compassione è anche un invito a riconoscere il valore universale dell'umanità. Le differenze culturali, politiche o sociali spesso ci separano, ma il dolore e la vulnerabilità ci accomunano tutti. L'umanesimo ci insegna che la vera forza non risiede nel dominare o nel prevaricare, ma nella capacità di riconoscere e rispettare la dignità di ogni individuo.
Un principio che troviamo anche nelle tradizioni filosofiche di molte culture: dal concetto di "karuna" (compassione) nel buddismo, all'imperativo categorico kantiano che ci invita a trattare l'altro sempre come un fine e mai come un mezzo. Questi insegnamenti ci ricordano che la nostra essenza più alta si realizza solo nel riconoscimento e nel rispetto della sofferenza altrui.
Nella modernità, spesso caratterizzata da velocità e superficialità, l'umanesimo rischia di essere relegato a concetto nostalgico o accademico. Tuttavia, il bisogno di una riflessione umanista è oggi più urgente che mai. Viviamo in un'epoca in cui le relazioni sono mediate dalla tecnologia, i conflitti globali dividono le persone, e le vulnerabilità vengono troppo spesso nascoste per paura di essere percepite come debolezze.
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scritto da Abel Gropius
SU AWARENESS
Cresciamo spesso con il cuore diviso, tirato tra due luoghi che fingono di appartenersi e due anime che faticano a incontrarsi. Quando si arriva al Vomero – un quartiere ordinato, elegante ma privo di odori, voci, volto – si sperimenta uno straniamento che non si riesce a spiegare. Le stanze sono luminose ma sembrano vuote, il marmo nei bagni...
C'è un limite netto tra conflitto costruttivo e confronto sterile. Capire quando evitare un dibattito non è rinunciare alle proprie idee ma proteggere la propria energia mentale e la propria serenità interiore. Parlare con chi non è aperto al dialogo non arricchisce né te, né l'altro: è tempo perso, stress inutile, fonte di amarezza.