Il coraggio di invecchiare
scritto da Abel Gropius
SU AWARENESS
Il tema della bellezza come costruzione sociale è estremamente affascinante e complesso. Maura Gancitano, saggista e opinionista italiana, affronta questo argomento nel suo libro "Specchio delle mie brame. La prigione della bellezza", mettendo in luce come l'idea di bellezza sia stata manipolata e standardizzata nel tempo, soprattutto nei confronti delle donne.
La bellezza è sempre stata una delle forze più potenti e pervasive nella cultura umana. Tuttavia, l'idea che la bellezza sia oggettiva e universale è una superstizione moderna che ignora la diversità delle estetiche e delle sensibilità umane. Nel libro di Maura Gancitano, questa complessità viene esplorata in profondità, rivelando come il culto della bellezza sia diventato una prigione solo di recente, con l'ascesa della società borghese. La bellezza, un tempo considerata un enigma misterioso e affascinante, si è trasformata in un modello standardizzato che domina il nostro tempo e i nostri pensieri. Questo passaggio ha reso la bellezza una sorta di moneta sociale, con un valore imposto dall'esterno piuttosto che un'espressione autentica dell'individuo. In particolare, le donne sono state costrette in questa prigione estetica, dove le coercizioni materiali si sono allentate, ma il canone estetico è diventato rigido e soffocante.
Libro vincitore del Premio Rapallo BPER Banca 2022
La bellezza oggi è qualcosa di ben preciso a cui adeguarsi: un certo modo di vestire, di mangiare, di parlare, di camminare. Non si tratta di una questione puramente estetica, ma di una tecnica politica di esercizio del potere. In altre parole, di una gabbia dorata in cui non ci rendiamo conto di essere rinchiusi.
L'idea che la bellezza sia qualcosa di oggettivo e naturale è una superstizione moderna. Infatti non è mai esistita un'epoca in cui non convivessero estetiche e sensibilità diverse. Il culto della bellezza è diventato una prigione solo di recente: quando le coercizioni materiali verso le donne hanno iniziato ad allentarsi, il canone estetico nei confronti del loro aspetto è diventato rigido e asfissiante, spingendole alla ricerca di una perfezione irraggiungibile. Qui sta il punto: l'idea di bellezza ha subito con la società borghese uno spostamento di significato, da enigma a modello standardizzato che colonizza il tempo e i pensieri delle donne, facendole spesso sentire inadeguate. Il risultato è che viviamo in un tempo in cui le persone potrebbero essere finalmente libere, ma in cui, al contrario, ha valore e dignità solo ciò che risponde a determinati parametri. Ripensare la bellezza al di là dell'indottrinamento e del consumo significa coglierla come percorso di fioritura personale, lontano da qualunque tipo di condizionamento esterno. In questo libro Maura Gancitano racconta la storia di un mito antico quanto il mondo e ci fa vedere come le scoperte della filosofia, dell'antropologia, della psicologia sociale e della scienza dei dati possano distruggere un'illusione che ci impedisce ancora di ascoltare e seguire i nostri autentici desideri e di vivere liberamente i nostri corpi.
La bellezza non è un concetto statico né oggettivo, ma è influenzata dalle dinamiche culturali, sociali ed economiche. Il culto della bellezza ha effettivamente assunto un ruolo coercitivo, soprattutto in tempi moderni, dove l'aspetto fisico è diventato una prigione per molti. Questo fenomeno è legato anche alle pressioni della società borghese, che ha trasformato l'enigma della bellezza in un modello rigido e asfissiante. Il processo di liberazione personale passa attraverso il ripensamento della bellezza, lontano dagli schemi imposti e dall'indottrinamento consumistico. La riflessione di Maura Gancitano è un invito a rivedere i nostri parametri di bellezza, cercando una fioritura personale e autentica. Troviamo molto interessante come il libro intrecci diverse discipline, dalla filosofia all'antropologia, dalla psicologia sociale alla scienza dei dati, per smontare un'illusione che ci impedisce di vivere liberamente e di seguire i nostri autentici desideri.
La bellezza come prigione si manifesta in molteplici forme: dai canoni di bellezza promossi dai media e dalla pubblicità, alle aspettative sociali e culturali che definiscono ciò che è accettabile e desiderabile. Questo processo di standardizzazione non solo limita la nostra comprensione della bellezza, ma crea anche un senso di inadeguatezza e insoddisfazione. La ricerca di una perfezione irraggiungibile diventa un'ossessione, distogliendo le persone dai loro autentici desideri e dal loro potenziale di crescita personale.
Maura Gancitano ci invita a riconsiderare la bellezza al di là dell'indottrinamento e del consumo. Questo significa riconoscere e valorizzare le diversità estetiche e le esperienze individuali, piuttosto che conformarsi a un modello unico e monolitico. La bellezza autentica emerge quando ci liberiamo dalle costrizioni esterne e abbracciamo la nostra unicità. In questo senso, la bellezza diventa un'espressione di libertà e autenticità, un percorso di crescita e auto-realizzazione.
Oggi, le persone hanno potenzialmente più libertà che mai. Tuttavia, questa libertà è spesso ostacolata da parametri estetici rigidi e limitanti. La sfida, quindi, è ripensare la bellezza in modo da permettere una vera liberazione personale. Questo richiede un impegno costante a mettere in discussione le norme sociali e a cercare la bellezza nella diversità e nell'espressione autentica di sé stessi.
Il libro di Maura Gancitano, oggi più che mai, ci viene in soccorso, e rappresenta un importante contributo al dibattito sulla bellezza. Ci spinge a riflettere su come le nostre percezioni siano influenzate dalla società e su come possiamo liberarcene per vivere in modo più autentico e libero. La bellezza, lungi dall'essere una prigione, può diventare un percorso di scoperta e crescita personale, se siamo disposti a vederla attraverso una lente critica e aperta alla diversità.
IN ALTRE PAROLE..
E' facile molto spesso cadere nella trappola del cinismo. Una visione cinica della vita può sembrare una difesa contro le delusioni e le ingiustizie del mondo, ma a lungo andare, rischia di intorpidire la nostra capacità di meravigliarci. Eppure, la meraviglia è una delle forze più potenti e trasformative che possiamo sperimentare. Vivere una vita con meraviglia significa abbracciare l'intensità e l'impegno, ma anche scoprire una profondità di significato e di connessione che il cinismo non può offrire.
La meraviglia è una risposta naturale alla complessità e alla bellezza del mondo. È quel sentimento di stupore che proviamo di fronte a un tramonto mozzafiato, a un'opera d'arte straordinaria, o a un atto di gentilezza inaspettato. La meraviglia ci ricorda che, nonostante le difficoltà e le sfide, il mondo è pieno di cose incredibili e degne di essere vissute.
Vivere con meraviglia non è passivo, è un atto intenzionale e impegnativo. Richiede attenzione e presenza nel momento. Significa essere consapevoli delle piccole cose che spesso diamo per scontate e trovare gioia in esse. Questo impegno può sembrare faticoso, ma è anche immensamente gratificante. La meraviglia ci collega al mondo e agli altri in modi profondi e significativi. Essere più impegnati significa anche essere più responsabili. La meraviglia ci rende più attenti e consapevoli delle nostre azioni e delle loro conseguenze. Quando ci meravigliamo del mondo naturale, ad esempio, siamo più propensi a proteggerlo. Quando ci meravigliamo degli altri, siamo più inclini a trattarli con rispetto e gentilezza.
scritto da Abel Gropius
SU AWARENESS
Cresciamo spesso con il cuore diviso, tirato tra due luoghi che fingono di appartenersi e due anime che faticano a incontrarsi. Quando si arriva al Vomero – un quartiere ordinato, elegante ma privo di odori, voci, volto – si sperimenta uno straniamento che non si riesce a spiegare. Le stanze sono luminose ma sembrano vuote, il marmo nei bagni...
C'è un limite netto tra conflitto costruttivo e confronto sterile. Capire quando evitare un dibattito non è rinunciare alle proprie idee ma proteggere la propria energia mentale e la propria serenità interiore. Parlare con chi non è aperto al dialogo non arricchisce né te, né l'altro: è tempo perso, stress inutile, fonte di amarezza.