Il coraggio di invecchiare
scritto da Abel Gropius
SU AWARENESS
“La mente che amo deve possedere luoghi selvaggi: un frutteto intricato dove le prugne scure cadono sull'erba folta, un bosco incolto e misterioso, con la possibilità di incontrare un serpente o due, uno stagno la cui profondità nessuno ha mai sondato, e sentieri fioriti, intrecciati da fiori piantati dall'immaginazione stessa”. Questa citazione di Katherine Mansfield, tratta dai suoi "Notebooks", cattura in modo sublime la bellezza e il mistero dell'immaginazione umana.
Il frutteto intricato di Mansfield rappresenta la complessità e la ricchezza della mente. Ogni prugna scura che cade sull'erba folta è un'idea, un pensiero, un sogno che si materializza nel nostro mondo interiore. Il frutteto è un luogo di abbondanza e di crescita, dove le idee maturano e si trasformano, pronte per essere colte e godute.
Il bosco incolto, con la possibilità di incontrare un serpente o due, simbolizza i misteri e le sfide nascoste nella mente. È un luogo dove l'inaspettato può emergere, dove le paure e le incognite convivono con la bellezza selvaggia. Questo bosco è un invito all'esplorazione, alla scoperta di aspetti di noi stessi che forse non conosciamo ancora.
Lo stagno la cui profondità nessuno ha mai sondato rappresenta le emozioni e i pensieri più profondi, quelli che giacciono sotto la superficie della nostra coscienza. È un luogo di introspezione, dove possiamo immergerci e scoprire i segreti più nascosti del nostro essere. La profondità insondata dello stagno ci ricorda che c'è sempre qualcosa di nuovo da scoprire dentro di noi.
I sentieri fioriti, intrecciati da fiori piantati dall'immaginazione stessa, rappresentano la creatività e l'inventiva della mente. Questi sentieri ci guidano attraverso paesaggi fantastici, permettendoci di esplorare mondi creati dalla nostra immaginazione. I fiori lungo questi sentieri sono le opere d'arte, le storie, le invenzioni che nascono dalla mente creativa.
Oltrepassando i confini del conformismo e delle regole imposte, Katherine Mansfield, pseudonimo di Kathleen Beauchamp, viveva con un'insaziabile sete di vita. Nella sua breve esistenza, sperimentò profondamente il disagio che colpisce coloro che vivono con l'intensità del proprio fuoco interiore, per i quali il mondo è in costante trasformazione. Per assurdo, si potrebbe dire che la vita non riuscì a raggiungerla; piuttosto, la costrinse a subire l'antico inganno di chi si volta indietro senza più riconoscersi, rimanendo colma di infinite possibilità, come un giorno incompleto, monco della notte.
Arrivata dalla Nuova Zelanda in Inghilterra nel 1908, la "piccola selvaggia di Wellington", così definita da Virginia Woolf per il suo aspetto comune, trovò molte difficoltà a Londra. Dotata di un temperamento ribelle e audace, insieme a notevoli capacità intellettuali, Katherine incarnava l'ideale dell'avventuriera spavalda. Giulia Caminito, nella prefazione ai "Racconti" di Mansfield (BUR Rizzoli), descrive una donna che, in un'epoca coercitiva tra il XIX e il XX secolo, in cui la donna era spesso relegata a un ruolo marginale, sfidava le norme sociali con grande rischio, spesso venendo esclusa dalla buona società. Questa esigenza di libertà per lo spirito si tradusse per Katherine in un destino di nomade. Fin dall'infanzia, le sue fantasie, i suoi desideri e i suoi sogni divennero misura della sua vita. Anche se può essere considerata una femminista ante-litteram, Katherine fu molto di più: una donna che, nonostante i limiti del suo tempo, visse secondo le proprie esigenze, rifiutando di conformarsi a regole imposte da altri. Armanda Guiducci la descrive come "decisa come una falena a bruciarsi in tutte le esperienze... Soprattutto una ragazza spaventata…". Impaurita, sì, ma con un'intelligenza brillante che traspariva dai suoi occhi scuri e dal suo sguardo calmo e imperscrutabile.
L'atmosfera indeterminata che pervade i suoi racconti è simile a certi giorni di vacanza che si vorrebbero senza fine, ma che, se realmente lo fossero, rimarrebbero offuscati da un senso di incongruenza e sazietà. Ansia, angoscia e il presentimento di una felicità irrealizzabile permeano le sue pagine, insieme all'anelito a ciò che è buono, limpido e onesto. I suoi scritti, caratterizzati da dialoghi leggeri e monologhi di incantevole grazia, spesso presentano un'interruzione improvvisa della perfezione apparente, rivelando una realtà grigia e dura.
A differenza di Čechov, cui Mansfield si richiama esplicitamente nei suoi epistolari e diari, la vita che descrive si perde in una miriade di attimi scollegati, stemperandosi in frammenti impalpabili che lasciano solo un sapore di pianto. I suoi personaggi, che forse non si possono neppure definire tali, non agiscono né si muovono; è la loro natura che si frantuma e si diluisce nella fragile arbitrarietà di un sentimento improvviso, di uno stato d'animo passeggero.
Katherine Mansfield affrontò la vita con nervi d'acciaio e uno spirito indomito, vivendo un'avventura caotica e intensa. Amori infelici, delusioni dagli uomini che amò, e due aborti segnarono il suo cammino. Nelle pagine del "Quaderno di appunti" raccolte dal marito John Middleton Murry, emerge una ragazza vibrante di vita e disperata di fronte all'ineluttabilità della malattia che l'avrebbe portata via. Forse presagiva la morte precoce, che la colse a 34 anni, il 9 gennaio 1923 a Fontainebleau, in Francia, per emottisi. Consumava ogni giorno della sua esistenza come se fosse l'ultimo, vivendo come un'eroina patetica e irruente di un romanzo conosciuto solo da lei.
La sua eredità letteraria è un'ispirazione duratura. Katherine Mansfield rappresenta una figura complessa e affascinante, una donna che visse secondo le sue regole, ardendo del proprio fuoco creativo e affrontando il mondo con un'intensità unica. Le sue opere invitano a riflettere sulla libertà personale, sull'autenticità e sulla capacità di vivere in sintonia con le proprie esigenze, nonostante le contraddizioni e le sfide del mondo. Niente delle convulsioni, delle speranze, della disperazione, dell'amore, della rabbia, delle incertezze che segnarono il suo cammino spezzato troppo presto appare nei suoi racconti: l'angoscia fu controllata, assumendo la forma di un distacco sereno, platonico, di chi porta dentro di sé il senso di un malinconico naufragio.
Katherine Mansfield, nata Kathleen Mansfield Beauchamp il 14 ottobre 1888 a Wellington, Nuova Zelanda, è stata una delle voci più innovative e acute della narrativa breve del XX secolo. Con il suo stile accessibile e la sua profonda sensibilità psicologica, le sue numerose storie hanno plasmato il genere, portando avanti temi complessi e variegati.
I lavori di Mansfield esplorano una vasta gamma di argomenti, tra cui:
Difficoltà e ambivalenze familiari e sessuali: le dinamiche intricate delle relazioni familiari e sessuali sono spesso al centro delle sue storie.
Fragilità e vulnerabilità delle relazioni: Mansfield esamina le relazioni umane, rivelando le loro delicatezze e vulnerabilità.
Complessità e insensibilità delle classi medie emergenti: con un occhio critico, osserva le classi medie in ascesa e le loro insensibilità sociali.
Conseguenze sociali della guerra: il suo lavoro riflette sulle devastazioni e le trasformazioni sociali causate dai conflitti bellici.
Bellezza e vitalità nel quotidiano: nonostante le difficoltà, Mansfield cerca di estrarre la bellezza e la vitalità dalle esperienze quotidiane.
Educata sia a Wellington che a Londra, Mansfield lasciò la Nuova Zelanda per l'Inghilterra all'età di 19 anni per intraprendere la carriera di scrittrice. Molti dei suoi primi lavori sono in forma di schizzi, brevi segmenti di vita molto popolari nelle riviste dell'epoca. La sua prima raccolta, "In a German Pension" (1911), consiste principalmente in schizzi satirici che presentano i tedeschi dal punto di vista di una giovane inglese tranquilla e osservatrice.
Durante l'estate del 1915, in Francia, Mansfield trascorse del tempo con suo fratello Leslie, riflettendo sulla loro famiglia e sulla vita in Nuova Zelanda. Tragicamente, Leslie fu ucciso durante l'addestramento per il servizio nella Prima Guerra Mondiale. La sua morte ispirò Mansfield a scrivere alcune delle sue opere più note, tra cui "Bliss and Other Stories" (1920) e "The Garden Party and Other Stories" (1922).
Negli ultimi cinque anni della sua vita, Mansfield fu tormentata dalla tubercolosi. La sua reputazione come scrittrice di narrativa breve si era ben consolidata al momento della sua morte il 9 gennaio 1923. Dopo la sua morte, il marito John Middleton Murry pubblicò diverse opere incompiute, tra cui "The Dove's Nest" (1923) e "Something Childish" (1923), oltre a "Poems" (1923), "The Journal of Katherine Mansfield" (1927) e "The Letters of Katherine Mansfield" (1928, 1929).
scritto da Abel Gropius
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Cresciamo spesso con il cuore diviso, tirato tra due luoghi che fingono di appartenersi e due anime che faticano a incontrarsi. Quando si arriva al Vomero – un quartiere ordinato, elegante ma privo di odori, voci, volto – si sperimenta uno straniamento che non si riesce a spiegare. Le stanze sono luminose ma sembrano vuote, il marmo nei bagni...
C'è un limite netto tra conflitto costruttivo e confronto sterile. Capire quando evitare un dibattito non è rinunciare alle proprie idee ma proteggere la propria energia mentale e la propria serenità interiore. Parlare con chi non è aperto al dialogo non arricchisce né te, né l'altro: è tempo perso, stress inutile, fonte di amarezza.