Nel cuore pulsante di Bologna, dove i portici raccontano secoli di storia e le botteghe emanano profumi di tradizione, esiste un luogo che sfida il tempo. L'Osteria del Sole, aperta nel lontano 1465, è molto più di un semplice locale: è un pezzo di storia vivente, una testimonianza dell'autenticità bolognese e dell'arte della convivialità.
Cantico dell’umiltà
Ogni pittore del passato presente e futuro
Messo al mio confronto è un dittero
O se più vi piace moscerino
Perché l'audacia mia va oltre il mito
Oltre il destino
Ed il contrario non può essere
Essendo io tra gli uomini immortali
Il più uomo il più puro il più nefasto
Fissato negli dèi senza leggi scritte
Nulla in me v'è che gli uomini
Possano sentire
E tutto ciò che creo non cessa mai d'esistere
Come creato in abbondanza
Tra li pittori venni per primo
Primizia a un numero pari o se vuoi ad uno dispari
Senza principio nè misura
Colmo della falsità che affratella gli uomini
Divoratori d'oro e d'argento
Ve lo dico a voce più alta e chiaramente
Il primo dei Pittori il più famelico
Il primo a parlar chiaro come mai nessuno
Il primo a divenir misura d'oro
LA PORTA SPLALANCATA SUL FUTURO
Il gran RE della Pittura
Colui che il linguaggio fa sempre nuovo
Che abbraccia morte e vita in un sol sguardo
Colui che arde distrugge riedifica
Segnando nuove rotte d'alto della poppa
Il sortilegio arguto
Per voi bestemmiatori della vita
Per voi ciechi di cose celesti
Per voi meschini che vi massacrate per cupidigia
Avidi tra gli avidi pozzi senza fondo di bramosia Astuta
Ecco io vi parlo di cose divine
Di cose libere dal segreto
E anche se nulla rivelerò parlerò ugualmente
Quale uomo osò compiere tanto?
Nessuno nessuno nessuno.

TRADUZIARIO
Il "Cantico dell'umiltà" è una potente riflessione sulla grandezza artistica e la consapevolezza del proprio valore. Questo poema esalta l'audacia dell'artista, la sua capacità di andare oltre i limiti del mito e del destino, affermando la sua posizione unica e immortale tra gli uomini.
Analisi del Cantico
Il poema sembra descrivere un artista che si percepisce come superiore a tutti i pittori del passato, del presente e del futuro. Questa superiorità non è solo artistica ma anche morale e spirituale. L'artista si vede come un essere quasi divino, con una missione trascendente che lo distingue dagli altri esseri umani, "Essendo io tra gli uomini immortali / Il più uomo il più puro il più nefasto".
Riconoscimento della falsità umana
Il testo evidenzia anche una critica alla falsità che accomuna gli uomini, descrivendoli come "Divoratori d'oro e d'argento". Questo contrasta con l'artista che, pur essendo "colmo della falsità", si erge al di sopra grazie alla sua capacità di creare opere che non cessano mai di esistere.
La visione dell'artista
L'artista si vede come una figura rivoluzionaria, capace di rinnovare continuamente il linguaggio e di segnare nuove rotte, "Colui che arde distrugge riedifica / Segnando nuove rotte d'alto della poppa". Questo processo di distruzione e ricostruzione simboleggia la continua evoluzione dell'arte e del pensiero creativo.
Invito alla riflessione
Il poema conclude con un'invettiva contro coloro che non riescono a vedere oltre il materiale e il superficiale, "Per voi bestemmiatori della vita / Per voi ciechi di cose celesti". L'artista si presenta come un portavoce delle "cose divine", capace di rivelare verità superiori e di parlare di argomenti elevati, anche quando nulla può essere rivelato apertamente.
Il "Cantico dell'umiltà" è un potente omaggio all'arte e alla grandezza dell'artista, che, attraverso la sua audacia e visione, si eleva al di sopra della comune umanità. Questa celebrazione della creatività e del genio artistico invita i lettori a riflettere sulla natura dell'arte e sull'importanza del riconoscimento autentico del valore e della bellezza.
Aveva ventiquattro anni. Viveva nell'est di Gaza City, sotto un cielo che da troppo tempo conosce soltanto il suono delle esplosioni e l'odore acre della polvere da sparo. Si chiamava Fatima Hassouna, ma chi la conosceva davvero la chiamava Fatem, con l'affetto che si riserva ai puri, a quelli che il dolore non riesce a corrompere.
scritto da Abel Gropius
IN EDITORIALE