“Se incontri il Buddha per la strada uccidilo” di Sheldon B. Kopp: un titolo che è già monito

12.11.2025

Il titolo del libro di Sheldon B. Kopp, Se incontri il Buddha per la strada uccidilo, è una provocazione che scuote e destabilizza. Non è un invito alla violenza, ma un paradosso zen che ci obbliga a guardare oltre le illusioni: nessuna figura esterna, nessun maestro, nessun terapeuta può incarnare la verità ultima. La saggezza non si trova fuori di noi, ma nel riconoscimento e nella piena consapevolezza che la ricerca è già parte della nostra esperienza umana. 


Il pellegrinaggio interiore

Kopp descrive la psicoterapia come un pellegrinaggio moderno. Non un cammino verso un santuario esterno, ma un viaggio dentro se stessi. Il paziente, come il pellegrino, scopre che non esistono segreti da svelare né formule magiche da apprendere. La verità più radicale è che la conoscenza è già presente, silenziosa, nella nostra storia personale.

La figura dello psichiatra, spesso idealizzata come un guru contemporaneo, viene decostruita: non è un maestro che dispensa verità, ma un compagno di viaggio che ci aiuta a riconoscere ciò che già sappiamo. In questo senso, la psicoterapia diventa un atto di disillusione, un processo di liberazione dai falsi idoli della perfezione.


La liberazione dall'illusione della perfezione

Uno dei passaggi più potenti del libro è la consapevolezza che non esiste alcun adulto perfettamente maturo, alcun genitore perfettamente amorevole, alcun terapeuta onnisciente. Tutti, indistintamente, inciampano nel buio. Questo non è un fallimento, ma un sollievo: significa che possiamo smettere di inseguire modelli irraggiungibili e accettare la nostra condizione umana, fragile e incompleta. La perfezione, suggerisce Kopp, è un mito che ci imprigiona. La vera maturità nasce dall'accettazione dei nostri limiti e dalla capacità di convivere con l'incertezza.


Da sempre nel mondo gli uomini hanno intrapreso pellegrinaggi, viaggi spirituali, ricerche personali. Nella loro ricerca della conoscenza, gli uomini hanno però confuso l'apprendimento con la conoscenza stessa e spesso hanno cercato aiuti, guaritori e guide, insegnanti spirituali dei quali poter diventare discepoli. L'uomo di oggi, il pellegrino contemporaneo, desidera essere discepolo dello psichiatra. Se cercherà la guida di questo guru dei nostri giorni, l'uomo si troverà a intraprendere il proprio moderno pellegrinaggio spirituale. Nel suo viaggio il pellegrino, il viandante, il discepolo, impara soltanto che nessuno può insegnargli nulla. Appena sa rinunciare al suo ruolo di discepolo, impara che ha sempre saputo come vivere, che questa conoscenza ha sempre fatto parte della sua storia. Il segreto è che non ci sono segreti. Il monito del maestro zen "Se incontri il Buddha per la strada uccidilo!" insegna a non cercare la realtà in ciò che è esterno a noi. Uccidere il Buddha quando lo si incontra significa distruggere la speranza che qualcuno all'infuori di noi possa essere il nostro padrone. Nessun uomo è più grande di un altro. Dobbiamo imparare che per ognuno di noi la vita può diventare di per sé un pellegrinaggio spirituale, una ricerca, in esilio, senza fine. La nostra unica consolazione in questo viaggio è riconoscere in ogni uomo il nostro compagno di strada. 



Il significato del "uccidere il Buddha"

Il monito zen che dà il titolo al libro è il cuore della sua filosofia: "uccidere il Buddha" significa distruggere l'illusione che la verità possa essere trovata fuori di noi. È un gesto simbolico di emancipazione, un atto di libertà che ci restituisce alla nostra autonomia.

Non si tratta di negare la spiritualità, ma di riconoscere che nessun uomo è più grande di un altro. La vita stessa è un pellegrinaggio spirituale, un esilio senza fine, in cui l'unica consolazione è la compagnia degli altri viandanti.


Una scrittura che accompagna

La forza del libro non sta solo nelle idee, ma nello stile: Kopp scrive con una prosa limpida, accessibile e al tempo stesso profonda. Ogni pagina è un invito alla riflessione, un compagno di viaggio che non pretende di insegnare, ma di stimolare domande. Perché leggerlo oggi?
In un'epoca in cui siamo circondati da guru, influencer e pseudo-maestri di vita, il messaggio di Kopp è più attuale che mai. Ci ricorda che la vera guida non è esterna, ma interna. Che la psicoterapia, come la filosofia, non è un sistema di risposte, ma un percorso di domande. Accettare di essere umani, imperfetti e vulnerabili, è forse la più grande forma di saggezza.

Se incontri il Buddha per la strada uccidilo non è solo un libro di psicoterapia, ma un manifesto di libertà esistenziale. È un testo che invita a smascherare le illusioni, a rinunciare ai falsi maestri e a riconoscere che la verità non è un segreto da scoprire, ma una presenza da accogliere.
Un libro che non si limita a essere letto: si vive, si medita, si porta con sé lungo il proprio pellegrinaggio interiore.



Marco Pirrello avrei voluto raccontarlo da tempo, perché la sua passione lo contraddistingue non solo come artista, cineasta e regista di talento estremo, ma prima di tutto come uomo.
Nel suo diario di viaggio, scritto ancora prima del sette ottobre, egli ha consegnato alla carta, emozioni, umori e visioni di Gaza: una prigione a cielo aperto,...