L’axolotl: il piccolo drago che si rigenera

16.08.2025

Immagina di essere in un videogioco: perdi un braccio in battaglia… e poche settimane dopo te ne cresce uno nuovo, identico al primo. Sembra impossibile, vero? Eppure, in natura, c'è un animale che può farlo davvero. Si chiama axolotl (si pronuncia a-so-lò-tl) ed è un anfibio che vive nei laghi e nei canali del Messico. È lungo come una mano, ha branchie piumose ai lati della testa e sembra sempre sorridere: per questo molti lo chiamano il "drago d'acqua felice".


Il superpotere dell'axolotl

Quando un axolotl perde una zampa, non si limita a guarire come facciamo noi.
Il suo corpo ricrea da zero quello che ha perso: ossa, muscoli, pelle, nervi, perfino parti del cuore o del cervello. Senza cicatrici, senza segni. È come se avesse sempre a disposizione la copia originale del proprio corpo, pronta a essere ristampata.

Come ci riesce? Le sue cellule hanno una capacità straordinaria: tornano giovani. È un po' come se tu potessi far ringiovanire i tuoi mattoncini Lego già usati, trasformandoli in pezzi nuovi da rimontare. Così, le cellule adulte diventano cellule staminali, capaci di ricostruire qualsiasi parte mancante.

Un mistero che può cambiare la medicina

Gli scienziati di tutto il mondo studiano l'axolotl con grande attenzione. Il suo potere di rigenerazione potrebbe insegnarci a riparare danni che oggi sembrano irreversibili: aiutare persone con lesioni spinali, malattie degenerative o cicatrici gravi.
In altre parole, l'axolotl potrebbe ispirare cure che sembrano fantascienza ma che, un giorno, potrebbero diventare realtà.

Una creatura da proteggere

Nonostante il suo superpotere, l'axolotl è fragile: in natura rischia di scomparire a causa dell'inquinamento e della distruzione del suo ambiente. Per questo è considerato una specie in pericolo. Nei laboratori e negli acquari viene allevato con cura, ma nel suo habitat ha bisogno di protezione continua.


Cosa sta facendo la scienza per cercare di "far guarire in modo rigenerativo" anche l'essere umano, ispirandosi al potere straordinario dell'axolotl?

1. Il gene Hand2 e la "memoria di posizione"

Uno studio pubblicato su Nature da ricercatori dell'Institute of Molecular Biotechnology (IMBA) in Austria ha identificato il gene Hand2 come una guida chiave nella rigenerazione degli arti negli axolotl. Gli esseri umani possiedono lo stesso gene, aprendo la possibilità (ancora lontana) di sfruttare un meccanismo simile nella rigenerazione umana, se esistesse una "memoria posizionale" simile nelle nostre cellule.

2. L'acido retinoico: una "mappa GPS" per la crescita dell'arto

Un'altra ricerca, pubblicata su Nature Communications, ha dimostrato il ruolo cruciale dell'acido retinoico nel dirigere la rigenerazione nell'axolotl. In particolare, un enzima (CYP26B1) degrada questo acido in modo decrescente lungo l'arto, permettendo alle cellule di capire se devono costruire spalla, braccio o mano. Anche l'uomo possiede questo meccanismo, rendendo lo studio rilevante per la medicina rigenerativa futura.

3. I macrofagi rigenerativi e il ruolo del fegato

Scienziati del MDI Biological Laboratory hanno scoperto che nei salamandri i macrofagi (cellule immunitarie essenziali alla rigenerazione) provengono dal fegato anziché dal midollo osseo, come accade negli esseri umani. Questo suggerisce una possibile via per attivare o ingegnerizzare cellule immunitarie umane capaci di favorire la rigenerazione (per esempio, evitando le cicatrici).

4. Il cervello è coinvolto: neuroni che supportano la rigenerazione

Uno studio del Marine Biological Laboratory (MBL) ha scoperto che un particolare gruppo di neuroni cerebrali è fondamentale per rigenerare la coda negli axolotl. Questo indica che non basta "rilanciare la rigenerazione" localmente: sembra che il cervello dia il via a certi processi rigenerativi. Gli scienziati stanno valutando se qualcosa di simile avvenga anche nei mammiferi.

5. Rigenerazione cerebrale: nuovi tipi di cellule staminali

Ricercatori del BGI Genomics in Cina, in uno studio pubblicato su Science, hanno isolato una nuova sottoclasse di cellule staminali neurali negli axolotl – le ependimogliali reattive. Queste, attivate dopo un danno cerebrale, proliferano rapidamente e ricostruiscono le reti neurali danneggiate. Una scoperta che potrebbe guidare il futuro della rigenerazione cerebrale umana.

6. Cronologia molecolare: "clocks" epigenetici e neotenia

Uno studio del 2024 ha costruito un orologio epigenetico doppio per axolotl e umani, misurando l'invecchiamento tramite modifiche al DNA (metilazione). Hanno scoperto che gli axolotl possono bloccare il loro invecchiamento grazie alla neotenia, e che il tessuto rigenerato appare più giovane del resto del corpo, suggerendo un fenomeno di ringiovanimento epigenetico.

7. Il mTOR: un interruttore ultra-sensibile

Uno studio pubblicato su Nature nel 2023 ha evidenziato come una via molecolare chiamata mTOR, sensibile e attivabile rapidamente, aiuterebbe gli axolotl a produrre proteine necessarie alla rigenerazione quasi "on-demand". Manipolare questa via sugli umani potrebbe potenziare la capacità rigenerativa.

8. Regolazione dell'infiammazione: gli axolotl cicatrizzano poco o niente

Un'analisi su Vocal.media descrive come, a differenza degli umani, gli axolotl abbiano un sistema immunitario che gestisce l'infiammazione in modo tale da promuovere la rigenerazione senza formare cicatrici. Gli scienziati stanno esplorando come modulare la risposta immunitaria umana per ricreare un ambiente rigenerativo.


La scienza ha fatto progressi impressionanti nello svelare i meccanismi che permettono agli axolotl di ricostruire interi arti, tessuti cerebrali e organi. Questi studi non significano che gli esseri umani possano rigenerare arti domani, ma indicano la direzione verso:

  • Terapie per riabilitare tessuti complessi (come cuore, cervello, pelle senza cicatrici)

  • Nuove strategie per controllare l'infiammazione

  • Tecnologie che stimolano la rigenerazione partendo da segnali cerebrali o molecolari

  • Idee per ringiovanire tessuti o organi danneggiati


Quindi dimentichiamo tutto ciò che sappiamo oggi sulla guarigione. Non si parla di cicatrici, né di recuperi lenti. Qui si parla di rigenerazione totale.

Lui è l'axolotl, un anfibio messicano dall'aspetto perennemente sorridente. Ma dietro quel volto tenero si nasconde un superpotere che sembra uscito dalla fantascienza. Perde una zampa? La ricrea. Subisce un danno all'occhio? Lo rigenera. Una parte del cervello? Torna come nuova. Le sue cellule hanno la capacità di tornare allo stato primordiale, trasformandosi in cellule staminali capaci di ricostruire tessuti, organi e arti perfettamente funzionanti. Nessuna cicatrice. Nessuna imperfezione.

È come se il suo corpo conservasse il progetto originale, pronto a essere riattivato ogni volta che serve. Per la scienza, l'axolotl è una miniera d'oro. Studiarlo significa avvicinarsi al sogno della medicina rigenerativa: curare traumi, malattie neurodegenerative e forse riscrivere il futuro della salute umana. Sembra una creatura mitologica, ma è reale. E potrebbe cambiare il mondo.



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