
Con le mani nude: Noemia Prada, Pasolini e la bellezza che resiste al consumo
La serie The Hands Project della fotografa e pittrice portoghese Noemia Prada non è solo un esercizio estetico. È un atto politico. In un mondo dominato dall'iper-visibilità, Noemia sceglie il bianco e nero, la luce naturale, la lentezza dello sguardo. Le sue immagini non si consumano: si contemplano. E in questo gesto, già si compie una resistenza. In un'epoca in cui tutto si tocca ma nulla si sente, le mani di Noemia Prada parlano. Non stringono, non afferrano, non possiedono: raccontano. Sono mani che tremano, che accarezzano, che si chiudono su un vuoto che non si può colmare con oggetti, ma solo con senso. Mani che, nella loro nudità, denunciano la nudità del nostro tempo.
L'intelligenza artistica contro l'intelligenza artificiale
Prada dichiara che le sue opere sono "progettate dall'intelligenza artistica". È una provocazione sottile, ma radicale. In un contesto digitale in cui l'intelligenza artificiale promette di replicare ogni gesto umano, l'artista rivendica una forma di intelligenza che non si può codificare: quella dell'intuizione, dell'empatia, del dolore. Le sue mani non sono solo soggetti: sono simboli. Della cura, della fatica, della memoria. Mani che hanno lavorato, amato, perso. Mani che non producono valore di scambio, ma valore d'uso umano.
Il corpo contro la merce
Pier Paolo Pasolini, già negli anni '70, denunciava la mutazione antropologica dell'Italia consumista. Non più solo sfruttamento economico, ma colonizzazione dei desideri. Il nuovo potere – scriveva – non reprime, seduce. Non impone, persuade. E lo fa attraverso il consumo. Non più "avere fame", ma "avere voglia". Non più "essere", ma "apparire".
In questo contesto, l'opera di Noemia Prada è un atto di sabotaggio. Le sue mani non vendono nulla. Non sono pubblicitarie, non sono perfette, non sono giovani. Sono vere. E quindi scandalose. Perché la verità, oggi, è l'unica cosa che non si può vendere.
Filosofia della crepa
C'è una crepa in ogni immagine di Prada. Una frattura tra ciò che vediamo e ciò che sentiamo. È lì che si insinua il pensiero. In quella distanza tra la pelle e il tempo, tra la luce e l'ombra, tra il gesto e il suo significato. È lì che si apre lo spazio per una filosofia della resistenza.
In un mondo che ci vuole performanti, produttivi, ottimizzati, le mani di The Hands Project ci ricordano che siamo fragili. Che la bellezza non è nella perfezione, ma nella crepa. Che l'arte non è intrattenimento, ma interrogazione. Che la fotografia non è solo memoria, ma profezia.
Il vuoto come spazio politico
Il divario economico non è solo una questione di reddito. È una questione di sguardo. Chi ha troppo, non guarda più. Chi ha troppo poco, non viene guardato. Le mani di Noemia Prada, invece, ci costringono a vedere. A vedere l'altro, ma anche a vedere noi stessi. A riconoscere che il vuoto che ci abita non si colma con l'ennesimo oggetto, ma con una nuova grammatica del sentire.
Pasolini diceva che "la vera rivoluzione è essere ciò che si è". Noemia Prada, con la sua arte, ci mostra che essere ciò che si è significa anche accettare di non essere tutto. Di non avere tutto. Di non capire tutto. Ma di continuare a toccare, a cercare, a creare.
Con le mani nude.
Allarmi che ci svegliano, sorprese che ci tengono vivi
La supplica è semplice, quasi infantile. Eppure sotto di essa si cela il desiderio più profondo del cuore umano: il desiderio di riposo dall'esistenza stessa. La vita è una successione infinita di allarmi — doveri che ci svegliano, paure che ci scuotono, verità difficili da ascoltare.
Ma cos'è una vita senza sorprese? È l'imbalsamazione del tempo, la cancellazione della possibilità. Eliminare la sorpresa significa eliminare l'ignoto, e con esso, l'unica possibilità di meraviglia. Il paradosso è crudele: ciò che temiamo nelle sorprese è il dolore, ma ciò che uccidiamo segretamente è la bellezza.
Niente allarmi, perché ogni allarme è un risveglio nell'abisso. Niente sorprese, perché ogni sorpresa è un promemoria che esisto senza sapere perché.
Eppure — sono solo gli allarmi che ci tengono svegli, solo le sorprese che dimostrano che siamo vivi. Tremiamo davanti a loro, li resistiamo, ma ne abbiamo bisogno. Rifiutarli è rifiutare la vita stessa.
E forse è proprio questo che ci insegnano le mani e l'arte di Noemia Prada: che la vita non è da capire, ma da sentire. Che la bellezza non è da possedere, ma da attraversare. Che il dolore non è da evitare, ma da ascoltare. Che ogni crepa è una porta. Che ogni allarme è un invito. Che ogni sorpresa è una prova che siamo ancora qui.
Con le mani nude. Dentro il tempo. Dentro il mondo. Dentro noi stessi.
La serie The Hands Project della fotografa e pittrice portoghese Noemia Prada non è solo un esercizio estetico. È un atto politico. In un mondo dominato dall'iper-visibilità, Noemia sceglie il bianco e nero, la luce naturale, la lentezza dello sguardo. Le sue immagini non si consumano: si contemplano. E in questo gesto, già si compie una...
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