Tutti i genitori sono adottivi: la genitorialità come risposta al grido

19.11.2025

La nostra epoca continua a misurare la genitorialità attraverso coordinate biologiche: il sangue, la genealogia, il sesso. Eppure, queste categorie si rivelano sempre più insufficienti a descrivere l'essenza del "fare madre" o del "fare padre". Non basta uno spermatozoo per generare un padre, non basta un utero per generare una madre. La genitorialità non è un fatto di corpo, ma di relazione. Massimo Recalcati lo ha detto con una formula radicale: tutti i genitori sono adottivi. Non perché l'adozione sia un'eccezione, ma perché ogni incontro con la vita inerme è un atto di adozione. Ogni volta che un essere umano risponde al grido di un altro, si compie la genitorialità.



Essere genitori non è un privilegio biologico, ma un compito etico. Non è il sangue che fonda la famiglia, ma la responsabilità di rispondere al grido della vita. Ogni volta che scegliamo di accogliere, ogni volta che ci assumiamo la cura dell'altro, diventiamo padri e madri. La genitorialità non è stirpe, ma dignità; non è possesso, ma attenzione; non è corpo, ma risposta. In questo senso, davvero, tutti i genitori sono adottivi.


"La famiglia non è un dato di natura, non esiste un fondamento naturale della famiglia, nel senso che il legame familiare non è un semplice legame di sangue, di stirpe, non si fonda sulla genealogia. Noi dobbiamo sempre mantenere distinti i genitori biologici – quindi l'evento biologico della nascita – dal divenire padre e madre. L'evento biologico della nascita di un figlio non determina già l'esistenza della madre e del padre, tant'è che un figlio può essere abbandonato, un figlio può essere trascurato, un genitore può non essere in grado di esercitare la funzione materna o paterna.

Dunque diciamo che c'è un salto tra la genitorialità come evento biologico e l'assunzione della responsabilità che comporta l'essere padre o l'essere madre: ci vuole un gesto di adozione. Ora, l'adozione non è un caso speciale nei rapporti di filiazione: tutti i genitori sono adottivi. Anzi, noi dovremmo cominciare a pensare che la vera genitorialità è adottiva.

Abbiamo il gesto biblico di Giuseppe, che non è padre biologico di Gesù, ma che è il simbolo – anche biblico – della paternità, perché si assume la responsabilità di essere padre per quel figlio e perché riconosce quel figlio come figlio. Allora diciamo: l'evento biologico della nascita non è ciò che fonda il legame familiare. Il legame familiare si fonda su un atto di riconoscimento: tu sei mio figlio, cioè su una adozione simbolica. E tutti i genitori degni di questo nome – non semplicemente coloro che hanno messo al mondo dei figli – sono genitori adottivi.

Secondo punto: quando si dice che ci vuole per un bambino la mamma e il papà, e questa mamma e questo papà si intendono come una donna con la gonna e l'anatomia femminile, e un uomo con la barba e l'anatomia maschile, dovrebbero venire nel mio studio, magari fare un soggiorno settimanale, e ascoltare i disastri che provocano molto frequentemente i genitori eterosessuali.

Allora, il punto è che non è l'eterosessualità dei genitori a garantire la funzione della genitorialità. La genitorialità è sempre problematica. Al di là del sesso, al di là del sangue, al di là della stirpe, il punto che noi dovremmo trattenere è che l'esistenza di due genitori eterosessuali non garantisce la funzione educativa materna e paterna.

Ne deriva – ultimo punto che noi dovremmo sottolineare, forse in una scuola con una matita rossa – che il fondamento di ogni legame familiare degno di questo nome, cioè generativo, positivo, che fa bene alla vita del figlio, non è la natura, non è la biologia, non è l'eterosessualità anatomica: è l'amore, è il rispetto".

Massimo Recalcati


Oltre il biologico: la madre come risposta

La madre non è definita dal corpo, ma dalla capacità di rispondere. Non è il possesso di organi a fondare la maternità, ma l'attenzione al bisogno. In questo senso, la madre è ogni volta che qualcuno si lascia interpellare dalla vulnerabilità dell'altro. Levinas ci ha insegnato che l'etica nasce dal volto dell'altro, dalla sua fragilità che ci chiama. La madre è la figura paradigmatica di questa etica: non colei che genera, ma colei che accoglie.

La genitorialità come paradigma universale

Se ogni genitore è adottivo, allora la genitorialità diventa un paradigma universale della relazione umana. Non riguarda solo la famiglia, ma ogni forma di responsabilità. Ogni volta che ci prendiamo cura di chi non può difendersi, ogni volta che rispondiamo al grido di chi è inerme, stiamo esercitando una forma di genitorialità. Arendt parlava della natalità come evento politico: ogni nascita è un inizio, un'apertura al mondo. Ma questo inizio non si compie senza qualcuno che lo accolga. La genitorialità è dunque il volto umano della natalità: la capacità di dare spazio e tempo a ciò che nasce.

Un atto di resistenza

In un mondo che celebra l'individualismo e la genealogia come titoli di possesso, affermare che tutti i genitori siano adottivi è un atto di resistenza. Significa sottrarre la genitorialità alla logica della proprietà e restituirla alla logica della cura. Simone Weil scriveva che la vera attenzione è rispondere al grido dell'inerme. La genitorialità, in questo senso, è la forma più radicale di attenzione: un atto che non si fonda sul sangue, ma sulla responsabilità.

Essere madre, essere padre, non è un fatto biologico. È un incontro. È la capacità di rispondere al grido della vita inerme. Ogni volta che lo facciamo, diventiamo genitori. Non per diritto di sangue, ma per diritto di cura.

La genitorialità è dunque un compito universale che non riguarda la stirpe, ma la dignità. Non riguarda il sesso, ma la responsabilità. Non riguarda il corpo, ma la risposta.


La famiglia, dunque, non è un dato di natura ma un atto di responsabilità e di riconoscimento. Non basta la nascita biologica a fondare il legame, perché un figlio può essere abbandonato, trascurato, non accolto. Ciò che fa di un uomo un padre e di una donna una madre è il gesto di adozione, simbolico e concreto, che trasforma la vulnerabilità dell'altro in un vincolo di cura. In questo senso, tutti i genitori sono adottivi: non per eccezione, ma per essenza. Il modello biblico di Giuseppe, che riconosce come figlio colui che non ha generato, mostra che la vera genitorialità si fonda sull'assunzione di responsabilità e sull'atto di dire "tu sei mio figlio". Né il sangue, né il sesso, né la stirpe garantiscono la funzione educativa; ciò che la sostiene è l'amore e il rispetto, un fondamento fragile e insieme radicale, che solo può rendere il legame familiare generativo e degno di questo nome. 




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