Yoan Capote: dove il desiderio pensa e la ragione pulsa

27.10.2025

Nel silenzio scultoreo di Yoan Capote, la carne si fa pensiero. E viceversa. Le sue opere non si limitano a rappresentare il corpo: lo decostruiscono, lo interrogano, lo sovvertono. In una delle sue serie più provocatorie, Capote sostituisce i genitali maschili con un cervello umano. Non è una provocazione gratuita, ma un gesto chirurgico, quasi anatomico, che seziona la tensione ancestrale tra istinto e ragione, tra impulso e controllo, tra ciò che ci muove e ciò che ci frena. 



Il corpo come campo di battaglia ideologico

Nato a Pinar del Río, Cuba, nel 1977, Yoan Capote ha vissuto e creato sotto l'ombra lunga del regime castrista. La sua arte è intrisa di quella pressione collettiva che trasforma ogni gesto individuale in un atto politico. Il corpo, per Yoan, è il primo territorio colonizzato dal potere: sorvegliato, addestrato, censurato. Eppure, è anche il primo luogo di resistenza.

Le sue sculture non sono mai neutre. Quando un pene diventa un cervello, non è solo un gioco di sostituzione: è una detonazione semantica. L'organo del desiderio viene rimpiazzato da quello del controllo. Ma chi controlla chi? È la mente a reprimere il corpo, o è il corpo a sabotare la mente? Yoan Capote non offre risposte. Offre attrito.


Il mare, la prigione, l'isola

Molte delle sue opere evocano il mare, non come paesaggio romantico, ma come cortina di ferro liquida. Per i cubani, il mare è al tempo stesso promessa e condanna: via di fuga e muro invalicabile. Nella serie Island, Capote costruisce paesaggi marini con migliaia di ami da pesca, cuciti come cicatrici metalliche su pannelli monumentali. Ogni amo è un desiderio, un rischio, una ferita. Ogni onda è un confine.



Sujeto Omitido: l'individuo cancellato

Nella mostra Sujeto Omitido, presentata per la prima volta in Italia alla Galleria ContinuaYoan Capote porta in scena l'assenza. L'uomo è evocato attraverso frammenti: un piede, una bocca, un organo trasmutato. Ma il soggetto, quello intero, quello complesso, è sempre omesso. È un atto di denuncia contro i sistemi che riducono l'individuo a funzione, a ingranaggio, a cifra statistica. Ma è anche un invito a ricostruirlo, quel soggetto, pezzo dopo pezzo, con occhi nuovi.



Erotismo e censura: un'estetica della frizione

Yoan Capote non ha paura dell'erotismo. Ma lo tratta con una lucidità chirurgica, mai compiaciuta. Le sue sculture non seducono: interrogano. Il desiderio, nella sua opera, è sempre disturbato, deviato, reso pensante. È un desiderio che sa di essere osservato, giudicato, represso. E che, proprio per questo, si fa più potente.


Pensare con il corpo, sentire con il cervello

In un'epoca che separa brutalmente ragione e istinto, Capote li fonde in un cortocircuito visivo. Le sue opere ci costringono a pensare con il corpo e a sentire con il cervello. A riconoscere che ogni censura del desiderio è anche una mutilazione del pensiero. E che ogni forma di controllo – politico, sociale, culturale – passa prima di tutto dalla rappresentazione del corpo.

Yoan Capote non ci offre conforto. Ci offre specchi. E in quegli specchi, vediamo noi stessi: desideranti, pensanti, frammentati. Ma ancora capaci di resistere.


A PROPOSITO DI..


La mostra Ruido Blanco di Yoan Capote, inaugurata il 20 settembre 2025 alla Galleria Continua di San Gimignano, è un'esplorazione potente e poetica dell'alienazione contemporanea. Il titolo, che significa "rumore bianco", evoca quel suono costante e indistinto che anestetizza la percezione, impedendo la connessione con il mondo esterno. È una metafora tagliente dello stato di stallo politico, isolamento sociale e rassegnazione collettiva che l'artista riconosce nella Cuba di oggi — ma che risuona ben oltre i confini dell'isola.

Il rumore che ci isola

Capote, che vive tra Cuba e Madrid, utilizza il linguaggio della scultura e dell'installazione per tradurre in materia la tensione tra desiderio e censura, tra corpo e ideologia. In Ruido Blanco, le sue opere non gridano: sussurrano, ma con una forza che perfora il torpore. Ogni pezzo è un invito a risvegliare la sensibilità, a riconoscere la stanchezza emotiva e politica che ci avvolge come un rumore di fondo.

Materiali che feriscono, immagini che pensano

Tra le opere in mostra spicca Litoral (nenúfares), un monumentale pannello di 12 metri composto da pietre di barriera corallina, gesso, encausto, ami da pesca e chiodi cuciti su juta. È un paesaggio marino che sembra fluttuare, ma che punge, graffia, trattiene. Come spesso accade nell'opera di Capote, la bellezza è un'esca: dietro l'estetica, c'è sempre una trappola concettuale.

Una mostra per i 35 anni della Galleria

La personale di Yoan Capote è parte delle celebrazioni per il 35° anniversario della Galleria Continua, accanto a mostre di Michelangelo Pistoletto, Alicja Kwade e Chen Zhen. Ma Ruido Blanco si distingue per la sua capacità di parlare al presente con una lingua che è al tempo stesso sensoriale e filosofica.

Un invito a sentire di nuovo

In un'epoca in cui il rumore di fondo — mediatico, ideologico, emotivo — ci rende sordi al dolore e alla bellezza, Capote ci chiede di ascoltare. Non con le orecchie, ma con la pelle, con lo stomaco, con la memoria. Ruido Blanco non è solo una mostra: è un atto di resistenza sensibile. 


Yoan Capote - Ruido Blanco 2025, exhibition view Galleria Continua, San Gimignano. Photo: Ela Bialkowska, OKNO Studio
Yoan Capote - Ruido Blanco 2025, exhibition view Galleria Continua, San Gimignano. Photo: Ela Bialkowska, OKNO Studio

YOAN CAPOTE / RUIDO BLANCO
20.09.2025 - 07.01.2026
Opening / 17.00 - 22.00

GALLERIA CONTINUA / San Gimignano

Via del Castello 11

53037 San Gimignano (SI)

Tel. +39 0577 943134

sangimignano@galleriacontinua.com



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