Nel pantheon della fotografia del XX secolo, Irving Penn non è solo un nome: è una soglia. Una soglia tra la moda e la memoria, tra l'effimero e l'eterno, tra l'immagine come decorazione e l'immagine come rivelazione. Penn non ha semplicemente fotografato: ha interrogato il visibile, ha costretto la società a confrontarsi con il proprio volto,...
Tra illusioni sensoriali e costruzioni razionali: un viaggio filosofico e sociologico nel reciproco inganno dei due pilastri della conoscenza
La tensione tra sensi e ragione è antica: nessuno dei due, da solo, garantisce la verità, e spesso si ingannano reciprocamente. I sensi possono deformare la ragione con illusioni; la ragione, a sua volta, può distorcere i sensi con interpretazioni errate. Questa dinamica acquista una nuova intensità se la osserviamo nel contesto sociale e culturale: come si intrecciano percezione, cognizione e struttura sociale, e come si riflettono sulle nostre rappresentazioni della realtà?
Una visione profondamente scettica sulla capacità dei sensi e della ragione di condurre alla verità. Questo tema è stato affrontato da numerosi filosofi nel corso della storia, ognuno con prospettive differenti. Vediamone alcune..
Blaise Pascal: l'inganno dei sensi, della ragione e dell'immaginazione
Blaise Pascal sosteneva che l'uomo vive in uno stato di perenne incertezza, ingannato non solo dai sensi e dalla ragione, ma soprattutto dall'immaginazione, che crea illusioni continue. Secondo Pascal, l'immaginazione è una fonte di menzogna che rende la vita umana un'illusione costante. Nel suo celebre frammento, Pascal descrive l'immaginazione come una "maestra d'errore e di falsità", una facoltà ingannevole proprio perché non sempre inganna. Se fosse sempre ingannevole, potremmo almeno riconoscerla, ma la sua dissimulazione tra vero e falso la rende indiscernibile.
Immaginazione. Questa è la parte dominante dell'uomo, questa maestra d'errori e di falsità, tanto più subdola in quanto non lo è sempre; infatti, essa sarebbe regola infallibile della verità se fosse regola infallibile della menzogna. Ma, essendo il più delle volte falsa, non fornisce alcun segno della sua qualità, segnando con lo stesso marchio il vero e il falso. Questa superba potenza, nemica della ragione […], ha posto nell'uomo una seconda natura. […] Essa non può rendere saggi i folli; ma li rende felici, ad invidia della ragione, che può solo rendere i suoi amici miserabili, l'una coprendoli di gloria, l'altra di vergogna.
La costruzione sociale del percepire
La percezione non è un dato puramente biologico o individuale: è modellata culturalmente. Come riassume l'enciclopedia The Senses "i sensi non sono semplicemente di natura biologica, ma sono anche plasmati dalla cultura". Ad esempio:
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Il numero e la gerarchia dei sensi sono stati storicamente attribuiti in modo diverso nelle culture occidentali.
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La vista è spesso considerata il "senso più elevato", associata alla ragione, mentre altri sensi possono essere disprezzati o idealizzati.
Ciò che percepiamo è già filtrato da un sistema di valori che attribuisce importanza a certi stimoli escludendone altri.
Il ruolo dell' "habitus": percepire come pratica incorporata
Secondo Pierre Bourdieu, il concetto di habitus parla di disposizioni interiorizzate — mentale, sensoriali, corporee — che guidano il nostro modo di sentire, pensare e agire, spesso al di là della coscienza.
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L'habitus nasce da condizioni sociali (classe, educazione, cultura) e funge da filtro immersivo nella percezione quotidiana, dando senso al mondo senza che ce ne rendiamo conto.
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È attraverso l'habitus che percepire e ragionare diventano pratiche socialmente informate.
Cognizione sociale: strutture mentali condivise
Berger e Luckmann, nella loro teoria della costruzione sociale della realtà, affermano che la nostra conoscenza è radicata in un "stock of knowledge" condiviso, un continuum di significati, simboli e credenze che emergono nel contesto sociale.
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I frame interpretativi (Goffman) ci permettono di definire situazioni sociali attraverso mappe culturali precostruite.
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Il risultato è che la percezione non è mai "neutra": è mediata da una cornice condivisa che assegna senso, valore, e straniamento o vicinanza.
Schema culturali e differenze cognitive
La psicologia culturale mostra come la cultura impatti percezione e cognizione:
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Ad esempio, la suscettibilità all'illusione di Müller-Lyer varia tra culture, riflettendo ambienti percettivi diversi.
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Altre ricerche mettono in luce l'importanza di schemi mentali, ovvero modelli culturali che guidano l'interpretazione dello stimolo.
Sensi e cognizione come costruzioni sociali: una prospettiva sociologica
La sociologia dei sensi ribalta l'idea del percepire come passivo e individuale, mostrando che è invece un fenomeno altamente performativo e sociale:
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Le pratiche sensoriali (es. gustare) sono condivise, comunicative, culturalmente performative, non semplici risposte fisiologiche.
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Ogni esperienza sensoriale è dunque una negoziazione continua con il contesto culturale, terroir e narrativa dominante.
Cognizione incorporata e interazionale
La cognizione incarnata sostiene che il pensiero è radicato nel corpo e nelle sue relazioni sociali:
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Nella fenomenologia di Maurice Merleau-Ponty, la percezione dell'altro è prima corporea che cognitiva: l'incontro avviene attraverso il corpo, generando sincronie non verbali.
Il doppio inganno: sensi e ragione tra clima culturale e interpretazione
Tutto questo complesso intreccio mostra come:
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I sensi possono essere ingannati da filtri culturali radicati (habitus, gerarchie sensoriali).
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La ragione, pur cercando chiarezza, è orientata da schemi interpretativi contestuali e sociali.
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Pertanto, sensi e ragione non si isolano: si deformano reciprocamente in una danza culturale che plasma le nostre rappresentazioni.

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