
Scrivere è non dormire mai: per parafrasare Franco Arminio
Scrivere non è dire. Scrivere è abitare il margine tra il dire e il tacere, tra il gesto e il suo eco, tra "il corpo che brucia" e il pensiero che non arriva mai in tempo. Scrivere è un atto che non si compie, ma si consuma. Non è comunicazione, "è combustione". È il modo in cui il dolore prende forma per non diventare malattia, il modo in cui il tempo si fa carne per non diventare solo cronologia. Scrivere è una ferita che non si chiude, ma che trova nel segno il suo modo di respirare. Ogni parola non dice, ma trattiene: "trattiene il silenzio che l'ha generata", la perdita che l'ha resa necessaria. Scrivere non libera, inchioda. È il tentativo di dare peso all'evanescenza, di trattenere ciò che sfugge proprio nel momento in cui si prova a nominarlo. Scrivere è restare in bilico, sapendo che nessuna frase sarà mai casa, eppure scegliendo di abitarla lo stesso.
Ho dormito malissimo, dopo una giornata passata interamente al computer per sistemare il nuovo libro, il libro in cui metterò anche queste righe. Ogni volta è una fatica molto grande, non riesco a lavorare a nervi spenti, per scrivere devo bruciare e metto a bruciare tutto, la paura della morte e la sensazione che quello che faccio non basta mai. Pensavo dopo Aliano, dopo l'ultimo Aliano, di avere solenni e definitivi riconoscimenti, lo sperava la parte infantile, la parte che in fondo ci gioca con questa non coincidenza col mondo, con le parti cattive del mondo, con quelli che non si limitano a non donare niente, vogliono credere che siano un inganno i doni degli altri, vogliono credere solo al fatto che la vita è un sistema di barricate, di egoismi che non s'incontrano mai, di guerre che sono la fioritura naturale del male, perché il male esiste almeno quanto il bene. Ieri sera quando sono andato a dormire sapevo benissimo che avrei avuto bisogno di prendere delle gocce per spegnermi, per non stare dentro un sonno di carta velina, subito rotto dalle piccole, dalle infime spine che contiene il buio, nessuna ora del giorno è inerte, nessun silenzio. E ieri, tra l'altro, a un certo punto ho subito anche un silenzio. A volte possiamo essere colpiti dalla foga delle parole degli altri, a volte dai loro silenzi. E noi in fondo siamo qui per essere colpiti, se non lo fanno i nostri simili, lo fa la casualità della vita e se il gioco del caso ci evita, c'è sempre il tempo che passa e che passa pure dentro di noi. Stanotte mi è tornata l'immagine della via lattea che trascina le mie costole come un fiume in piena. Era una poesia, una delle tante che scrivo e non arrivano in nessun libro, si perdono da qualche parte, tornano in mente quando il libro è già composto. Accade così anche alle mie prose. Io non scrivo di qualcosa, su qualcosa, io scrivo sempre, scrivo col sistema nervoso autonomo, gesto antico come il respiro, gesto che sembra servirsi anche dei servizi della coscienza, ma è solo un lavoro di vigilanza, è solo un modo per tenere la lingua dentro una strada riconoscibile, ma la spinta non è mai attuale, non si apre e si chiude nella giornata, è un andare a oltranza, è come mimare l'oltranza che sembra esserci nel morire. Ieri sera a un certo punto mi sono messo a guardare la pagina Facebook di uno che si occupa di cose di cui mi occupo anche io e non ho trovato scrittura, perché scrivere è difficilissimo, in molti c'è solo il dire, ma dire non è scrivere, dire e ribadire sono gesti per trovare un potere, per amministrarlo, non a caso i governanti non scrivono, ma dichiarano, parlano. Scrivere è un gesto più antico, c'entra poco col comunicare, viene dalla muscolatura involontaria, viene dalle ossa, dal punto in cui le ossa dei vivi s'incrociano con le ossa dei morti, un punto in cui visibile e invisibile si corteggiano senza capirsi. Perché scrivere è essenzialmente non capire, non capirsi. Ieri sera il silenzio era incomprensibile, era lievemente scandaloso, è lo scandalo che in fondo ci attrae, l'irrimediabile che si mette di traverso. La scrittura è un modo per sentire il dolore, è un modo per prendersi il dolore che altrimenti resterebbe intrappolato nel corpo a fermentare disagi o a costruire una grande malattia. Ieri sera a un certo punto mi sono messo a guardare anche dei video della Notte della taranta, in genere un poco mi rilassano. Non ha funzionato e non avrebbe funzionato anche leggere qualche mirabile riflessione su Aliano che in effetti non può esserci, perché la bellezza di quella storia viene anche dalla sua fragilità e dalla difficoltà di tradurla in un discorso. E non può esserci un ministro che mi convoca per premiarmi. In fondo Aliano è un esercizio di scrittura fatto coi corpi e con la terra e con l'aria. Un paese che diventa pagina bianca. Si scrive con una penna che cancella la parola precedente, esattamente come fa il respiro. Nessuno spegne le sue impazienze, al massimo le trucca, si pone dei traguardi senza mai partire verso quei traguardi, si resta nel rovo dove si è nati, dove è nato il nostro sguardo. Ieri Filippo La Porta mi scriveva cose belle su una prosa che gli avevo mandato, una prosa che metterò alla fine del libro, parlava di una leggerezza che non diserta la profondità e faceva dei nomi alla rinfusa: "Mozart, Maupassant, Saba, Walser, Savinio, e anche Woody Allen". Io sicuramente a un certo punto ho avuto una fascinazione per Robert Walser. E il motivo mi pare che nel suo caso, come nel mio, non conta l'oggetto della prosa, ma solo la prosa stessa. Con la poesia è come se dovessi tradurre e mettere in forma un contenuto, con la prosa è tutto più naturale, non c'è modo di mettermi in mezzo, anche quando sembra che sia io l'oggetto della scrittura e invece è la scrittura che mi usa per venire al mondo e sa farlo meglio di quanto sappia farlo io.
p.s. La grazia della fragilità è il libro in questione ed esce a novembre per Chiarelettere.
Franco Arminio
Chi scrive non cerca il riconoscimento, ma lo sogna. E il sogno è già una ferita: quella parte infantile che spera ancora che il mondo si accorga, che il mondo premi, che il mondo legga. Ma il mondo non legge. Il mondo dichiara, il mondo parla, il mondo amministra. La scrittura, invece, non governa nulla. È un gesto che non possiede, che non comanda, che non si impone. È un gesto che si offre, e che spesso viene ignorato.
Scrivere è un esercizio di oltranza. Non si scrive per dire qualcosa, si scrive perché qualcosa ci attraversa. È "il sistema nervoso autonomo" che prende il comando, "è la muscolatura involontaria" che detta il ritmo. È il punto in cui le ossa dei vivi si incrociano con quelle dei morti, dove il visibile e l'invisibile si corteggiano senza capirsi. Scrivere è non capirsi. È accettare che la lingua non sia mai abbastanza, che la parola sia sempre in ritardo, che il senso sia una promessa non mantenuta.
Eppure si scrive. Si scrive come si respira, come si sogna, come si muore. Si scrive perché il silenzio è troppo pieno, troppo scandaloso, troppo vivo. Si scrive perché il buio ha spine, perché "il sonno è di carta velina", perché ogni ora del giorno è una ferita che chiede di essere narrata. Si scrive perché il dolore, se non lo si prende in mano, fermenta. E allora lo si prende, lo si modella, lo si lascia andare sulla pagina come un fiume che trascina le costole.
Aliano non è un luogo, è una pagina bianca. È il respiro che cancella la parola precedente. È la scrittura fatta con la terra, con l'aria, con i corpi. È la bellezza che non si può tradurre, perché la bellezza vera è sempre fragile, sempre irriducibile, sempre in fuga. Non ci sarà un ministro che premierà questo gesto. Non ci sarà una medaglia per chi scrive con le ossa. Ma ci sarà, forse, un lettore. Uno solo. Uno che sentirà il bruciore, che riconoscerà la voce, che saprà che quella prosa non è stata scritta: è accaduta.
E allora sì, si può continuare. Si può restare nel rovo dove si è nati, si può scrivere con la leggerezza che non diserta la profondità, si può essere usati dalla scrittura per venire al mondo. Perché in fondo, scrivere è questo: lasciarsi accadere.
APPROFONDIMENTO
Aliano è un affascinante borgo situato in provincia di Matera, nella regione Basilicata, noto per il suo paesaggio unico e per il legame profondo con lo scrittore Carlo Levi.
Un paesaggio lunare tra i calanchi
Arroccato su un colle argilloso a 555 metri di altitudine, Aliano domina la Val d'Agri e il torrente Sauro. Il territorio è caratterizzato dai calanchi, formazioni geologiche di pendii scoscesi e argillosi modellati dall'erosione, che conferiscono al paesaggio un aspetto quasi lunare.
Carlo Levi e "Cristo si è fermato a Eboli"
Aliano è celebre per essere stato il luogo di confino dello scrittore e pittore torinese Carlo Levi durante il regime fascista, nel 1935-1936. Qui Levi ambientò il suo celebre romanzo "Cristo si è fermato a Eboli", in cui il paese è chiamato "Gagliano" . Profondamente legato al borgo e ai suoi abitanti, Levi espresse il desiderio di essere sepolto ad Aliano, dove oggi riposa nel piccolo cimitero locale.
Cosa vedere ad Aliano
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Casa di confino di Carlo Levi: la dimora dove lo scrittore visse durante il suo esilio, oggi museo che conserva oggetti personali e opere dell'autore.
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Museo storico Carlo Levi: ospita documenti fotografici e quadri relativi al periodo di confinamento dello scrittore.
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Museo della civiltà contadina: situato in un'antica almazara, conserva articoli tipici della tradizione contadina.
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Chiesa di San Luigi Gonzaga: costruita nel XVI secolo, contiene opere di valore, tra cui una croce d'argento del 1523.
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Santuario della Madonna della Stella: piccola chiesa situata in una posizione panoramica poco distante dal paese.
Eventi e cultura
Aliano ospita il Parco Letterario "Carlo Levi", che promuove iniziative culturali legate alla memoria dello scrittore . Dal 1988, si tiene il Premio letterario nazionale Carlo Levi, che riconosce opere di narrativa e saggistica in sintonia con il messaggio leviano. Ogni agosto, il paese è animato dal Festival della Paesologia "La Luna e i Calanchi", diretto da Franco Arminio, che celebra l'incontro tra arte, letteratura e territorio.
Informazioni utili
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Popolazione: circa 954 abitanti (dato del 2019)
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Patrono: San Luigi Gonzaga, festeggiato il 21 giugno
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CAP: 75010
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Sito ufficiale: comune.aliano.mt.it
Aliano rappresenta una meta ideale per chi cerca un'esperienza autentica, immersa nella storia, nella cultura e in un paesaggio naturale unico.

IN PIONEER
scritto da Jose Mazir
Che cos'è il vuoto? Di che cosa è fatto? Perché ci fa paura? Non è solo assenza, non è solo silenzio. È il grembo invisibile da cui tutto nasce. È il respiro dell'universo tra un battito e l'altro. È la soglia che separa e unisce, che dissolve e genera. Eppure, per l'uomo occidentale, il vuoto è spesso sinonimo di angoscia, di perdita, di morte. L'...
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