
Sawney Bean: la famiglia cannibale che terrorizzò la Scozia
Nel cuore selvaggio della Scozia del XVI secolo, tra le scogliere battute dal vento del Galloway, si cela una delle leggende più macabre della storia europea: quella di Sawney Bean e della sua famiglia cannibale. Un racconto che oscilla tra mito e cronaca, alimentato da secoli di terrore, superstizione e inquietudine collettiva.
Chi era Sawney Bean?
Alexander "Sawney" Bean, secondo il Newgate Calendar (registro criminale londinese), nacque nell'East Lothian e si distinse fin da giovane per la sua avversione al lavoro onesto. Fuggì con Agnes Black, una donna descritta come dedita alla stregoneria e ad altre pratiche oscure. La coppia si stabilì in una grotta profonda oltre 180 metri a Bannane Head, sulla costa occidentale della Scozia, dove visse isolata dal mondo per decenni.

Un clan degenerato
Nel corso degli anni, Sawney e Agnes generarono una stirpe di circa 48 persone, frutto di incesti e relazioni incrociate. Questo clan visse completamente separato dalla società, sviluppando una cultura propria basata su omicidio, cannibalismo e saccheggio. Le vittime venivano attaccate lungo strade isolate, smembrate e consumate. I resti non commestibili venivano gettati in mare o conservati nella grotta.
Oltre 1000 vittime?
La leggenda narra che la famiglia Bean abbia ucciso oltre 1000 persone in circa 25 anni. Sebbene il numero sia probabilmente esagerato, il terrore che incutevano era reale. I continui sparimenti lungo le coste spinsero le autorità a indagare. Quando finalmente la grotta fu scoperta, si racconta che al suo interno si trovassero resti umani, arti appesi come carne da macello e oggetti rubati.

La fine del terrore
Una spedizione guidata dal re Giacomo VI (secondo alcune versioni) catturò l'intero clan. Gli uomini furono squartati vivi, le donne bruciate sul rogo. Nessuno fu risparmiato. La punizione fu esemplare, ma il dibattito sulla veridicità della storia rimane aperto: alcuni storici ritengono che la leggenda sia stata amplificata per fini propagandistici o turistici.
Influenza culturale
La storia di Sawney Bean ha ispirato numerose opere, tra cui il film horror cult Le colline hanno gli occhi (1977), diretto da Wes Craven. Il film segue la famiglia Carter, in viaggio verso la California in camper. Durante il tragitto, si allontanano dalla strada principale e si ritrovano nel deserto del Mojave, dove incontrano una famiglia di cannibali deformi, frutto di esperimenti nucleari condotti dal governo. La storia si sviluppa in un contesto di terrore e violenza, con i membri della famiglia Carter costretti a lottare per la loro sopravvivenza contro i loro aguzzini. "Le colline hanno gli occhi" è stato definito un punto di svolta nel genere horror, contribuendo a definire il sottogenere dello splatter. Il film ha ottenuto un grande successo al botteghino e nel corso degli anni è diventato un film di culto, lanciando le carriere di attori come Michael Berryman e Dee Wallace. È stato anche incluso in diverse liste di film significativi, come quella dell'American Film Institute. Anche H.P. Lovecraft, nel suo Commonplace Book, sembra aver tratto spunto da questa leggenda per il racconto The Lurking Fear.
La leggenda di Sawney Bean è un esempio potente di come il folklore possa incarnare paure collettive: l'ignoto, la degenerazione, la violenza nascosta sotto la superficie della civiltà. Che sia vero o no, il racconto continua a vivere, alimentando l'immaginario gotico e la curiosità morbosa di generazioni.
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