Palermo: tracciando un itinerario di speranza per le nuove generazioni

05.05.2025

I tragici fatti di Monreale, che hanno visto giovani dello Zen coinvolti in episodi di violenza estrema, ci pongono di fronte a interrogativi complessi sul futuro delle nuove generazioni. Quanto accaduto è una ferita aperta non solo per le vittime dirette, ma per un'intera comunità che si interroga su cause e responsabilità. Gli autori del crimine non sono figli del nulla, né personaggi estratti da una serie tv: sono il prodotto di un contesto sociale complesso, di un intreccio di disvalori, abbandono e mancanza di opportunità.

Lo Zen, così come altri luoghi di Palermo, però è anche altro: una realtà pulsante dove associazioni, scuole e comunità lavorano ogni giorno per costruire un tessuto sociale diverso. Questo articolo vuole tracciare una mappa di queste realtà virtuose, offrendo un itinerario per ispirare le nuove generazioni e dimostrare che, anche nei contesti più difficili, è possibile fissare le coordinate per seminare un futuro diverso.


Ma prima facciamo un passo indietro.

La tragedia di Monreale e la realtà dello Zen: 

Un appello alla responsabilità collettiva

Lo Zen, e altre periferie come esso, non sono luoghi di sola condanna. Sono teatri di lotta quotidiana, dove famiglie, educatori, associazioni e giovani combattono contro un destino che sembra scritto. Non basta stigmatizzare: serve un supporto concreto e continuativo che ripensi il rapporto tra centro e periferia, tra privilegi e privazioni.

La strage di Monreale ci scuote profondamente, costringendoci a confrontarci con l'abisso dell'umana brutalità. Nonostante il peso di questa tragedia, è essenziale mantenere la lucidità e riflettere con equilibrio. Due giovani dello Zen sono oggi al centro delle cronache, travolti da scelte che li condannano al baratro, responsabili di atti efferati che li segneranno per sempre. La loro colpa è inequivocabile, ma è altrettanto inevitabile interrogarsi sulle condizioni che possono aver plasmato i loro destini.

Lo Zen, quartiere simbolo di contraddizioni e potenzialità soffocate, è spesso raccontato come un luogo di marginalità, privazioni e sogni infranti. Ma questa narrazione è solo parzialmente vera. Ogni scuola, ogni strada del rione pullula di giovani talenti, menti brillanti e cuori appassionati. Eppure, il sistema li tradisce. Quanti di loro non riusciranno a superare le barriere di un contesto che li isola? Quanti futuri medici, avvocati, architetti, ingegneri, operai specializzati, docenti, persino leader spirituali, perderemo per colpa dell'indifferenza e del pregiudizio?

La discriminazione, in tutte le sue forme, erige muri invisibili ma insormontabili. Gli insegnanti, spesso i primi testimoni del potenziale non riconosciuto, ci parlano di giovani che combattono battaglie quotidiane contro un destino che sembra già scritto. Fra queste vite si distingue la storia di Fra' Loris D'Alessandro, cappellano del carcere Pagliarelli, un esempio di come il cuore dello Zen possa generare bellezza e speranza. Lui stesso ha raccontato, con dolcezza e fermezza, di un quartiere che non chiede altro che opportunità per riscattarsi. "Lo studio e il lavoro onesto", diceva Fra' Loris, "sono la via per cambiare. Mi raccomando, ragazzi."

Tuttavia, le parole da sole non bastano. Gli interventi ci sono stati, certo, ma lo Zen rimane lontano, non solo geograficamente, ma anche nell'immaginario collettivo. E questo è il problema più grave: un'isola che resta isolata, priva di quel ponte necessario per unirla al resto del mondo.

Oggi, davanti alla tragedia, è cruciale non dimenticare chi soffre: le vittime, le loro famiglie, e chi vive nel rione con dignità e speranza, nonostante tutto. Ricordiamo Andrea, Massimo e Salvo, il cui amore interrotto deve trasformarsi in una memoria che ci sproni a costruire un futuro migliore.

E allora, l'appello è questo: investiamo nello Zen, nelle sue scuole, nelle sue persone. Diamo ai giovani le possibilità di sognare e realizzarsi. Costruiamo ponti, materiali e simbolici, per unire ciò che oggi è separato. Solo così il rione potrà essere raccontato per quello che è davvero: un luogo di potenzialità immense, pronto a restituire al mondo il meglio di sé.

La cultura come chiave di svolta

Se la mafia e la criminalità trovano terreno fertile in una cultura della violenza e della rassegnazione, allora la cultura vera – scuola, arte, pensiero critico – è la risposta. Ma non può essere un semplice slogan. Bisogna investire in:

  • Scuole attrezzate e sicure: con programmi che non si limitino a trasmettere nozioni ma offrano alternative reali al disagio.

  • Centri culturali e sportivi: per restituire ai giovani un senso di appartenenza diverso da quello della criminalità.

  • Progetti di inclusione: che coinvolgano famiglie, insegnanti e istituzioni in un dialogo costruttivo.

Il ruolo della politica

È vero, molto è cambiato grazie all'impegno dello Stato contro la mafia, ma tanto resta da fare. La politica deve avere il coraggio di guardare oltre l'immediato, di investire dove i ritorni non sono elettorali ma generazionali. Senza una visione e senza investimenti adeguati, i luoghi difficili rimarranno tali, alimentando un ciclo che sembra eterno.

Non possiamo permettere che tragedie come quella di Monreale si ripetano. La responsabilità è di tutti: delle istituzioni, delle scuole, delle associazioni e della società civile. Lo Zen non è il problema, ma un'opportunità per dimostrare che il cambiamento è possibile. Serve però una volontà collettiva, una politica all'altezza della sfida e il coraggio di investire dove sembra più difficile.

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Palermo, crocevia di culture, tradizioni e sfide, è una città che da sempre racchiude in sé il peso di una storia complessa. Se da un lato la criminalità organizzata e le disuguaglianze hanno segnato il suo passato, dall'altro emergono realtà che testimoniano una straordinaria capacità di resilienza e innovazione. In questa città di contrasti, si disegna oggi un percorso di speranza per le nuove generazioni, un itinerario fatto di cultura, educazione e impegno collettivo.



1. Il cuore resiliente dello Zen: Laboratorio Zen Insieme

Nel quartiere Zen, spesso etichettato come simbolo di marginalità, si trovano realtà come il Laboratorio Zen Insieme. Questa associazione è un faro per i giovani del quartiere, offrendo loro uno spazio sicuro dove crescere, imparare e sognare. Attraverso attività artistiche, educative e sportive, il Laboratorio dimostra che anche nei contesti più difficili possono germogliare opportunità.

2. Educazione e legalità: Il Centro Padre Nostro

A Brancaccio, il Centro Padre Nostro continua l'opera iniziata da Don Pino Puglisi. Con progetti di doposcuola, laboratori creativi e incontri di sensibilizzazione, questo centro non solo fornisce supporto concreto ai ragazzi, ma li guida verso una cultura di legalità e solidarietà. Qui, i giovani imparano che un futuro diverso è possibile e che la giustizia è una strada percorribile.

3. Cultura e bellezza: il Teatro Massimo e il progetto "La scuola va al Massimo"

Il Teatro Massimo non è solo un simbolo della grande tradizione artistica palermitana, ma anche un luogo di innovazione educativa. Attraverso il progetto "La scuola va al Massimo", l'istituzione coinvolge ragazzi di tutte le età, offrendo loro l'opportunità di scoprire la magia del teatro e della musica. Questi percorsi aiutano i giovani a sviluppare creatività, disciplina e un senso di appartenenza alla loro comunità.

4. Economia civile: Molti Volti e Ballarò

A Ballarò, il progetto Molti Volti rappresenta un modello di economia civile inclusiva. Questo spazio polifunzionale offre lavoro e formazione a giovani provenienti da contesti difficili, dimostrando che l'imprenditoria sociale può essere un potente strumento di cambiamento.

Tra coworking, eventi culturali e attività comunitarie, Molti Volti è un esempio concreto di come trasformare un quartiere in una risorsa per tutta la città.

5. Memoria e impegno: il Giardino della Memoria

Il Giardino della Memoria a Ciaculli è un luogo dove il ricordo delle vittime di mafia diventa educazione attiva. Le nuove generazioni partecipano a visite guidate, laboratori e incontri con testimoni del passato, imparando che il rispetto per la memoria è la base per costruire un futuro migliore. Questo spazio è un invito a trasformare il dolore in azione positiva.

6. Creatività e innovazione: i giovani e il digitale

Iniziative come i laboratori di coding, le start-up digitali e i progetti di alfabetizzazione tecnologica stanno emergendo anche nei quartieri più periferici. Organizzazioni come Per Esempio Onlus promuovono percorsi di formazione digitale, dando ai ragazzi competenze che li preparano a un mondo in continua evoluzione e ampliando le loro opportunità di carriera.


Dietro le difficoltà, esiste un sottobosco di opportunità e una rete di imprese, progetti educativi e iniziative culturali che alimentano un'altra Palermo. Una Palermo che, nonostante le sue ombre, nutre speranza e impegno per il cambiamento.



I tragici fatti di Monreale, che hanno visto giovani dello Zen coinvolti in episodi di violenza estrema, ci pongono di fronte a interrogativi complessi sul futuro delle nuove generazioni. Quanto accaduto è una ferita aperta non solo per le vittime dirette, ma per un'intera comunità che si interroga su cause e responsabilità. Gli autori del crimine...