IN PIONEER
scritto da Jose Mazir
Michel Siffre: l’uomo che sfidò il tempo
Nel 1972, un geologo francese decise di compiere un atto che avrebbe segnato per sempre la storia della scienza: rinchiudersi da solo in una caverna, a 134 metri di profondità, senza luce, senza orologi, senza contatto con il mondo esterno. Sei mesi di isolamento totale per rispondere a una domanda semplice e vertiginosa: cosa accade al nostro rapporto con il tempo quando non abbiamo più punti di riferimento?
L'uomo era Michel Siffre, uno scienziato visionario ossessionato dal mistero della mente umana. Per lui, il tempo non era solo un fatto astronomico o fisico: era un'esperienza interiore, un costrutto psicologico. E per comprenderlo, decise di sacrificare se stesso in un esperimento radicale.
La discesa nell'oscurità
All'inizio, Siffre tentò di mantenere una routine: mangiare quando aveva fame, dormire quando si sentiva stanco. Ma presto il tempo cominciò a sfaldarsi. Le ore sembravano minuti, i giorni un'unica colata indistinta. Le voci della mente presero vita, ombre inesistenti lo seguivano, la paranoia si insinuava tra le crepe della solitudine.
Senza il sole a scandire il ritmo, il suo corpo inventò un nuovo tempo: 36 ore di veglia seguite da 12 di sonno. Un ciclo alieno, ma coerente, che dimostrava l'esistenza di un orologio biologico indipendente dalla luce solare. Era una scoperta rivoluzionaria: il nostro cervello non è un semplice ricettore del tempo esterno, ma un creatore di tempo.
Il prezzo della scoperta
Se la scienza guadagnava una rivelazione, l'uomo pagava un tributo pesantissimo. Siffre perse la nozione del tempo e dei giorni: al secondo mese era convinto che fossero passate 24 ore, mentre in realtà erano quasi il doppio, 48. Smarriva parole, dimenticava pensieri a metà frase, oscillava tra euforia e disperazione. Per combattere il silenzio parlava con gli insetti, registrava la propria voce per non sprofondare nell'assenza.
Quando finalmente fu riportato in superficie, erano trascorsi 180 giorni reali. Ma per lui erano solo 151. Il tempo si era piegato, distorto, consumato dalla sua mente. Descrisse quell'esperienza come "una lenta discesa nella follia" e portò per anni le cicatrici di quella esperienza senza fine.
Un'eredità che guarda allo spazio
Eppure non si fermò. Continuò a ripetere gli esperimenti, spingendo ancora oltre i limiti dell'isolamento. I suoi studi aprirono la strada alla moderna cronobiologia, alle ricerche sul sonno, alla psicologia del tempo e persino alle missioni spaziali, dove astronauti affrontano lo stesso vuoto di riferimenti esterni.
La sua eredità è duplice: da un lato, il tributo alla resistenza dell'uomo, capace di reinventare la propria percezione del tempo; dall'altro, un monito sulla fragilità della mente, che può sgretolarsi se privata delle sue ancore.
La lezione di Michel Siffre
La storia di Michel Siffre ci insegna che il tempo non è solo qualcosa che scorre "fuori da noi", negli ingranaggi degli orologi o nel movimento del sole. È un'esperienza viva, che nasce dentro di noi, plasmata dal cervello. E, senza punti di riferimento, il tempo diventa liquido, si piega, si spezza, si frammenta.
Forse è proprio questa la più grande rivelazione: quando il mondo scompare, quando il silenzio ci circonda, non restiamo semplicemente soli. Restiamo soli con il nostro tempo. Un tempo che può diventare alleato… o prigione.
APPROFONDIMENTI
L'esperimento di Michel Siffre e, più in generale, il tema della percezione del tempo, è stato affrontato sia in testi divulgativi che scientifici. Ecco alcune letture utili per approfondire:
Michel Siffre e i suoi esperimenti
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Michel Siffre, Beyond Time (1983) – il libro in cui Siffre racconta le sue esperienze di isolamento sotterraneo e le implicazioni sulla percezione del tempo.
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Michel Siffre, Six mois sous terre (1964) – più difficile da reperire, è il primo resoconto del suo esperimento del 1962 nelle grotte del Var, in Francia.
Testi scientifici sulla percezione del tempo
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Claudia Hammond, Time Warped (2012) – un saggio molto accessibile che esplora come il cervello percepisce e distorce il tempo.
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Philip Zimbardo & John Boyd, The Time Paradox (2008) – un testo che analizza le diverse prospettive temporali (passato, presente, futuro) e il loro impatto su identità e decisioni.
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Dan Falk, In Search of Time (2008) – una panoramica che intreccia fisica, filosofia e psicologia del tempo.
Approccio filosofico ed esistenziale
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Henri Bergson, Saggio sui dati immediati della coscienza (1889) – un classico della filosofia, introduce la nozione di durata come tempo vissuto, distinto da quello degli orologi.
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Martin Heidegger, Essere e tempo (1927) – testo fondamentale per la riflessione sul tempo come dimensione dell'esistenza.
Quando ogni rumore si spegne e il silenzio ci avvolge, non siamo mai davvero soli. Restiamo soli con il nostro tempo. Un tempo che non è neutro, ma vivo, che ci accompagna come un compagno invisibile o ci incalza come un carceriere spietato.
In quella caverna, Siffre ha mostrato ciò che ognuno di noi sperimenta, in scala minore, ogni giorno: il tempo non è soltanto ciò che misurano gli orologi, ma ciò che crea la nostra mente, ciò che modella i nostri ricordi, le nostre emozioni, le nostre speranze. È la sostanza invisibile che tiene insieme la nostra identità.
E allora comprendiamo che la vera sfida non è fermare il tempo o inseguirlo, ma imparare a conviverci. Perché, quando tutto il resto viene meno, è con lui che restiamo. Con il nostro tempo. E sta a noi decidere se sarà il nostro alleato… o la nostra prigione.

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